PATRIMONIO AMBIENTALE

Tutte le risorse naturalistiche nella Riserva di Capo Peloro
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Lago Grande

Si estende, allungandosi in direzione NE-SO, per una superficie allungata a forma di otto di circa 338.000 m², ha una lunghezza di circa 1,7 km ed una larghezza di circa 250 m, la sua massima profondità è di circa 7 m. Ha una temperatura media che varia fra gli 11° a gennaio e i 31° in agosto. Due canali, costruiti dagli inglesi attorno al 1830, permettono l’ingresso di acqua dal mare, il canale Due Torri a nord, ed il canale Catuso a sud che è coperto, questi vengono tenuti aperti o chiusi in base all’esigenza di ossigenare le. Un terzo canale collega il lago di Ganzirri con il lago di Faro.

L’attuale lago di Ganzirri è nato dalla fusione di un bacino più piccolo con lo stesso nome e di un bacino posto a NE e denominato Madonna di Trapani, nel punto di fusione il fondale è bassissimo e praticamente impedisce lo scambio di grandi masse d’acqua fra i due bacini, creando due microambienti diversi. E’ stato dichiarato, insieme al lago di Faro, bene d’interesse etno-antropologico particolarmente importante, in quanto sede di attività produttive tradizionali legate alla molluschicultura, in questo lago prevalentemente indirizzata verso la tellinicultura. Fra il lago di Ganzirri e il lago di Faro anticamente esisteva un pantano denominato Margi (Messina), bonificato nell’Ottocento dai Borboni, al centro di esso si trovava un tempio di Nettuno, molto difficile da raggiungere per le esalazioni pestifere della palude.

Lago Piccolo

Detto anche Pantano Faro o Pantano Piccolo è situato a nord rispetto a quello di Ganzirri. Ha una superficie di 263.600 mq ed una forma quasi circolare col diametro maggiore in senso NO-SE di 660 m. Questa laguna ha un carattere maggiormente marino rispetto a quella di Ganzirri e raggiunge la sua profondità massima a circa 28, 30 mt nella parte centro-orientale.

La particolarità di questo ambiente è la presenza persistente di idrogeno solforato a profondità superiori ai 10 m (al di sotto delle quali l’ossigeno è assente) e l’esistenza abbondante di microorganismi che riescono a metabolizzare i derivati dello zolfo nell’interfaccia fra la zona ossica e quella anossica. Il toponimo Faro potrebbe trovare una spiegazione nella parola pòros (passaggio, stretto di mare), riferendosi all’intero tratto di mare che separa la costa messinese da quella calabra. E’ stato dichiarato, insieme al lago di Ganzirri, bene d’interesse etno-antropologico particolarmente importante, in quanto sede di attività produttive tradizionali legate alla molluschicultura, in questo lago prevalentemente indirizzata verso la mitilicultura.

Spiagge

Tra le più belle della Sicilia le spiagge di Capo Peloro, in particolare quelle di Torre Faro nella zona sotto il Pilone, offrono ai bagnanti molteplici biodiversità sia nella flora che nella fauna. La costa Tirrenica con acque più calde e mosse, la costa Ionica con acque più fredde e limpide. Le spiagge variano la loro conformazione ogni anno e si può comunque scegliere tra spiagge sabbiose e spiagge con ciottolato più grossolano.

Fino ad incontrare zone costiere sia sul versante tirrenico che su quello ionico, di un substrato duro e naturale chiamato “Beach Rock“. Questo conglomerato ospita comunità di organismi acquatici del tutto originali, rispetto a quanto noto per la generalità dei biotopi mediterranei affini. Oltre al suo rilevante interesse in termini di documentazione geologica (testimonianza di età tirreniana) e antropologica (anticamente utilizzata come cava per macine da mulino), la struttura è di grande importanza in quanto ospita estese formazioni di biotipi protette a livello comunitario. Tali formazioni rappresentano inoltre un caso unico nel mar Mediterraneo.

Caratteristici del luogo sono i refoli, vortici generati dalla corrente dello Stretto di Messina, che nei secoli passati animarono la leggenda di Cariddi, una ninfa dalla voracità insaziabile che per aver rubato dei buoi al figlio Eracle, fu trasformata da Zeus in un mostro che per tre volte al giorno ingoiava e rigurgitava le acque delle stretto, ingurgitando tutto ciò che si trovava sopra o sotto la superficie del mare (marinai compresi).

Fauna

La Riserva di capo Peloro è uno dei principali nodi al mondo di migrazione dei volatili, di molti esemplari di fauna marina e dei grandi cetacei.

Quasi tutte le specie di rapaci sono state riscontrate in questi luoghi, e la possibilità di osservare specie rare, come l’Albanella pallida, la Poiana Codabianca e delle steppe, il Falco della regina, il Lanario, il Capovaccaio è molto elevata. Ogni primavera 20 -22.000 rapaci, con punte di 33.000 per stagione, e di 9.500 individui al giorno passano per la riserva.

Lo Stretto di Messina inoltre si trova lungo le principali direttrici del Mediterraneo, quindi è attraversato da numerose specie marine. Tra queste, certamente i più rilevanti, da un punto di vista economico ed ambientale, sono i grandi pelagici, cioè il tonno, l’Alalunga, la Palamita, l’Aguglia imperiale ed il Pescespada.

Proprio la “ricchezza” trofica dello Stretto determina che questi pesci transitino in acque superficiali e possano essere catturati con le particolari barche chiamate “passerelle” o “feluche“, attive solo in questa parte del Mediterraneo. Da considerare, ancora che lo Stretto è un punto di passaggio obbligato per le migrazioni e gli spostamenti dei Cetacei, probabilmente il più importante nel Mediterraneo in termini di diversità di specie che vi transitano, tra cui sono da segnalare oltre a tutte le specie di delfini presenti in Mediterraneo, le Balenottere e particolarmente i Capodogli che attraversano lo Stretto per andare a riprodursi nell’area delle Isole Eolie.

Infine è da evidenziare la presenza di selacei che migrano attraverso lo Stretto di Messina. Tra questi lo Squalo Bianco ed il Capopiatto, specie che si riscontra nelle notti di buio di luna a profondità comprese fra 15 e 30 metri in particolari zone dello Stretto (Paradiso, S. Agata).

Flora

Intorno al Lago Grande fa corona una ricca vegetazione spontanea oltre a papiri, palme, oleandri, canne, pini marittimi, eucalipti, cipressi. Nel lago invece proliferano molti tipi di alghe.

All’inizio della primavera il lago emana odori poco gradevoli, a causa della presenza di una massa anomala di alghe in decomposizione. Ciò ostacola il passaggio delle barche e il lavoro dei molluschicultori e perciò viene raccolta e sistemata ai margini del lago stesso.

Lo strato verde di queste alghe galleggianti può essere così compatto da permettere ai gabbiani di posarsi senza affondare.