Forte come una scossa è F-Aìda di Salvatore Arena e Massimo Barilla, presentato in anteprima alle Metamorfosi dell’Horcynus Festival 2019. Una lettura straordinaria che, ancor prima di essere consumata in scena e di assumere forma di spettacolo, si realizza compiutamente davanti ai commossi uditori. Nel progetto, la cui paternità è di Mana Chuma Teatro con il sostegno diHorcynus Festival 2019 e della Rete Latitudini, saranno comprese le scene di Aldo Zucco, e le musiche originali di Luigi Polimeni, con assistente alla regia Ylenia Zindato. Eppur cantava ancora, Aìda. Nonostante tutto. Una storia fitta, violenta e sentimentale che penetra le sue radici nel male del mondo, il male radicato nella Calabria degli anni 80 ma che avrebbe potuto trovare sfogo in ogni tempo ed in ogni luogo. Nel cortile interno della Torre degli Inglesi del Parco Horcynus Orca, tra quelle mura antiche, abbiamo sentito risuonare F-Aìda, reading teatrale con Salvatore Arena e Massimo Barilla e le musiche originali dal vivo di Luigi Polimeni.
Un racconto di guerre fratricide, di un amore omosessuale provato e mai vissuto, e la sotterranea prigionia in compagnia di vecchi dischi d’opera, di polvere ed oggetti provenienti al passato. All’origine, uno scherzo che trova esito nell’orrenda mattanza a cui Rocco/Aìda sopravvive ma per poco, concedendosi un’ora soltanto per parlare d’amore e di fatti di sangue, prima che il veleno faccia effetto. E con un’intensità particolare che, già in forma di lettura, lascia presagire, condizioni ottimali ed un alto livello drammaturgico per il lavoro teatrale in costruzione.
Un racconto di guerre fratricide, di un amore omosessuale provato e mai vissuto, e la sotterranea prigionia in compagnia di vecchi dischi d’opera, di polvere ed oggetti provenienti al passato. All’origine, uno scherzo che trova esito nell’orrenda mattanza a cui Rocco/Aìda sopravvive ma per poco, concedendosi un’ora soltanto per parlare d’amore e di fatti di sangue, prima che il veleno faccia effetto. E con un’intensità particolare che, già in forma di lettura, lascia presagire, condizioni ottimali ed un alto livello drammaturgico per il lavoro teatrale in costruzione.
Siamo davanti ad una storia di fantasia o ad un fatto realmente accaduto?
Massimo Barilla: In F-Aìda abbiamo la sovrapposizione di tutto un contesto antropologico, delle faide che hanno insanguinato, specialmente, i piccoli paesi dell’entroterra, in Calabria e non solo. Come un humus in fermento, non vuole fare riferimento ad un’area circoscritta ma restare messaggio universale anche se ci sono diversi spunti che riportano alla vita reale ed a fatti realmente accaduti.
Salvatore Arena: Ci piaceva immaginare che questi fatti, i fatti più violenti che si possano immaginare, potesse raccontarli la persona più fragile del mondo. Al centro della questione c’è proprio questo. Chi poteva farlo meglio di un uomo che si sente donna e che vive all’interno di un contesto così violento e così tragico? Un essere umano che in luogo rinchiuso scopre l’Amore per l’opera e per Alfredo.
Si gioca spesso di contrasti importanti e significativi. Penso ai versi di strazio di animali scannati accompagnati dalle sublimi note di Casta Diva in apertura, per esempio.
Salvatore Arena: Si, può sembrare contraddittorio ma l’amore è il motore all’interno di F-Aìda. La bellezza insieme alla crudezza, alla violenza e, a questo proposito, stiamo lavorando a tutto uno studio sul suono che accompagnerà la messa in scena.
Massimo Barilla: Si pone al centro l’essenza dell’uomo che, in fondo, può diventare l’essere più spietato della terra in grado, però, di elevarsi, attraverso l’arte, la poesia e l’amore, per esempio.
Spazio chiuso, tempo chiuso, menti e cuori chiusi. La chiusura ha un ruolo determinante in questo progetto?
Massimo Barilla: Tutto è chiusura. Su questo aspetto abbiamo molto ragionato. Avevamo bisogno di un’urgenza nel racconto. Non si può raccontare una tragedia di questo tipo in un tempo dilatato ed abbiamo scelto, dunque, l’ultima ora di vita del protagonista. Un tempo chiuso in cui tutto quello che non si è potuto dire in una vita, esplode e viene detto con tutto il sentimento che c’è dietro.
A proposito del linguaggio utilizzato nel testo, della eco frequente, delle ripetizioni, le note così recitano: “Il racconto si dipana, si ingarbuglia, si riavvolge, temperato da un linguaggio alto, altro, quasi shakespeariano, che cede al dialetto solo nei momenti di preghiera o di bestemmia. Che vuole staccarsi dal quotidiano per ridare il senso della tragedia greca. E come tutte le tragedie si sviluppa con salti temporali”
Massimo Barilla: In F-Aìda c’è la ricerca di un registro volutamente molto alto rispetto ad una materia che poteva essere affrontata anche in maniera molto ancestrale, terrena, legata al dialetto. Questo distacco è quasi una sublimazione necessaria.
Salvatore Arena: Quando non c’è più tempo, la ripetizione ti da la possibilità di spostarti un po’ più avanti rispetto al racconto, proprio come fanno i bambini.
Marta Cutugno
Leave a Reply